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“Nella tua luce noi vediamo la luce” (Salmo 36)

Gv 1,9-14

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

Nei primi diciotto versetti l’evangelista Giovanni condensa il senso della narrazione di Cristo, figlio di Dio, narrazione che verrà poi sviluppata nel resto dell’opera. Luce e Verbo sono le parole che aprono e chiudono idealmente il brano che il lezionario di Bose propone oggi in continuità con il testo di ieri.

Non era lui la luce…”. Mille luci abbagliano le strade, le piazze, addobbano le case, i monumenti. Irrompono nel buio della notte e rendono quasi magico il nostro passare ma sono fredde, non fanno luce, non illuminano lo sguardo. La vera luce invece svela e crea la forma nelle tenebre come nell’in principio. Essa nasce per mezzo di una parola: “Dio disse: Sia la luce! E la luce fu. Dio vide che era cosa buona e separò la luce dalle tenebre” (Gen 1,3-4).

C’è una luce che come credenti siamo invitati a contemplare, sappiamo molte cose di essa perché ce ne è stato fatto un racconto e ce ne è stata data testimonianza tramite una voce che grida nel deserto, una lucerna che arde e splende, Giovanni. Egli è venuto per rendere testimonianza alla luce ma non era lui la luce. La vera luce è quella che illumina, Giovanni stesso è illuminato da questa luce come si recita nel cantico di Zaccaria che si prega al sorgere del sole: “Ci visiterà un sole che spunta dall’alto per rischiarare coloro che stanno nelle tenebre”. Per poter vedere la luce abbiamo bisogno di occhi che sappiano vedere e che non siano offuscati dalla tenebra: “Nella tua luce noi vediamo la luce” (Salmo 36).

Agostino nel suo commento accompagna il credente nella ricerca della vera luce: “Affinché si possa vedere colui che non si è mai allontanato da te è necessario che tu non ti allontani mai da chi è presente ovunque: non abbandonarlo mai e non sarai abbandonato”.

Gli occhi sono la luce del cuore, anch’essi possono essere ottenebrati e Agostino continua: “Poiché sei caduto e ferito al cuore, che solo è capace di vedere quella luce, essa è venuta a te quale tu potevi vederla.”

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (v. 14) Al credente è chiesto un movimento verso l’accoglienza di questa luce che è parola, che è vita di un uomo. Noi uomini assetati di verità ci scontriamo con quanti pretendono di essere fonte di luce, ma la verità la si incontra se accogliamo che diventi carne della nostra carne in noi. La luce della parola una volta accolta ha il potere di farci diventare figli, di rinascere dall’alto, è lasciarsi illuminare da una parola di verità che plasma la nostra verità profonda. L’essere umano diventa la parola che ascolta. La parola dà forma all’uomo, gli dà il modo di pensare, di agire, di essere. Ed è Gesù il primo che ha vissuto la parola del Padre, si è lasciato trasfigurare da essa e ha voluto darcene testimonianza affinché anche noi potessimo vivere da figli e contemplare la sua gloria.

In un mondo segnato da tante parole contrastanti e da tante luci che distolgono lo sguardo dalla verità e che allontanano dalla concordia, la Luce della Parola si faccia dimora in noi quale lampada ai nostri passi per accompagnarci nel “cammino della via della pace (Lc 1,79).