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Giuseppe, un uomo di fede

 Mt 1,16-24

16Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.

17In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.

18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Un sogno rende Giuseppe padre, un padre anomalo. I sogni sono tutto ciò che l’inconscio lascia trapelare, sono parte della verità più profonda, mettono in luce le contraddizioni, i dubbi del cuore e della mente. Giuseppe è figura del credente che sa leggere nel suo cuore la parola di Dio ascoltata e meditata tante volte nella sinagoga.

Nelle parole dell’angelo sono le parole della promessa di salvezza che si realizzano. L’angelo dà voce all’animo umano di Giuseppe. Esse implicano però sempre la risposta dell’uomo. E Giuseppe mostra come questa libera risposta sia possibile pur nella prova, nell’incomprensibilità, nella paura del giudizio.

Padre secondo la legge. La dimensione della paternità nella Bibbia va oltre il generare biologico. Dopo una lunga storia di patriarchi, di padri e di madri, di generazioni che si susseguono e che mantengono vivo il legame con l’origine, con la nascita di Gesù avviene qualcosa di diverso, di dirompente, di paradossale eppure nella continuità della storia umana e biblica. I diversi racconti genealogici aiutano a comprendere questo: si ricorda la promessa fatta ad Abramo di essere “padre di una moltitudine” e la lista di nomi che l’evangelista Matteo riporta all’inizio del suo racconto per contestualizzare la nascita di Gesù. La generazione si interrompe, ma non viene meno l’origine. Grazie a Giuseppe, “uomo della casa di Davide” (Lc 1,27), Gesù è figlio di Davide e figlio di Israele. Essere padre secondo la legge è accogliere e iscrivere il proprio figlio all’interno di una società, di una cultura, di una tradizione ben precise. Sì, il vero padre è Dio ma Dio stesso si serve di Giuseppe, un uomo, uno sposo, un padre di un figlio del suo popolo, per far crescere Gesù in “età, sapienza e grazia (Lc 2,52).

Giuseppe adempie la legge dando il nome a suo figlio, si dimostra credente ascoltando il Signore che gli suggerisce che nome dargli: “Emanuele, Dio con noi (v. 23). Il nome è rivelativo dell’identità stessa di Gesù promessa dal Padre “perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta Isaia” (v. 22).

Giuseppe nella sua titubanza è “giusto”, è uomo che riflette, che “considera tutte queste cose nel suo cuore” come Maria nel Vangelo secondo Luca “custodiva queste cose nel suo cuore (Lc 2,51). Giuseppe fa una scelta legittima: ripudiare Maria in segreto. Ma lascia aperta la porta allo Spirito, all’ascolto della parola del Signore: il Signore gli indica la via da percorrere per la salvezza del popolo dai peccati (cf. vv .20-21) Nel Vangelo secondo Matteo i giusti sono coloro che entrano nel regno (cf. 13,43) perché sono misericordiosi verso i bisognosi (cf. 23,37.46) e seguono la volontà di Dio. Giuseppe incarna la fedeltà alla sua storia, alla sua scelta di vita, in questo fa la volontà di Dio. Obbedisce a Dio obbedendo alla sua natura di uomo e credente. Accogliendo Maria, già sua sposa, compie il suo dovere di sposo e di padre e consente a Gesù di nascere come discendente della casa di Abramo. Giuseppe la prende con sé, la accoglie, la protegge sfuggendo a Erode, ne diventa il custode. “Il vero osservante della Legge non è colui che mette in pratica alla lettera ma colui che vive in una continua ricerca della volontà di Dio per l’oggi … nella situazione drammatica in cui si trova Giuseppe cerca di capire quella che gli sembra la volontà di Dio” (C. Broccardo).