L’ordine religioso dei Carmelitani nacque  verso la fine del XII secolo  da un gruppo indefinito e non identificato di laici, pellegrini crociati e  mercanti della terza Crociata (1194)i quali, stanchi della guerra e desiderosi di attendere l’ultima venuta del Signore  – secondo la mentalità apocalittica, infatti, tale venuta sarebbe avvenuta a Gerusalemme – si ritirarono sul Monte Carmelo dove  iniziarono ad adottare uno stile di vita eremitico, comune a quei tempi, in opposizione e riforma al movimento monastico. Quei primi Carmelitani si dedicavano all’orazione e alla meditazione della Parola di Dio.

Essi ancor prima di strutturarsi in comunità, come avverrà con la Regola, erano eremiti indipendenti, nella ricerca della perfezione attraverso la solitudine e la lotta con il diavolo –proprio della spiritualità dei padri del deserto – e contro tutti i nemici dell’uomo, comprese le passioni.

In un secondo momento, tra il 1206 e il 1214, chiesero ad Alberto Avogadro, patriarca di Gerusalemme, residente in San Giovanni d’Acri, una regola per la comunità e nella quale si definisse l’ideale carmelitano come “vivere nell’ossequio di Gesù Cristo, servendolo fedelmente con cuore puro e buona coscienza”.

La mancanza di sicurezza nella Terra Santa, portò i Carmelitani ad  emigrare verso l’Europa; stabilendosi  a Cipro, il Sicilia, Francia e Inghilterra. Nel 1291, con la caduta di San Giovanni d’Acri, terminò la presenza dei Carmelitani sul Monte Carmelo.

Verso il 1235, però, i Carmelitani dovettero in parte abbandonare il luogo d’origine, a causa delle incursioni e persecuzioni dei saraceni che stavano riconquistando la Terra Santa e riprendendola ai crociati, e ritornarono per lo più ai paesi di origine in Europa.

Ben presto si moltiplicarono e fiorirono nella scienza e nella santità. Col tempo si affiancarono ai frati alcune donne, trasformandosi nel 1452 in monache viventi in proprie comunità.

Nei secoli XV-XVI ci fu un rilassamento in diverse comunità, combattuto dall’opera di Priori Generali quali il Beato Giovanni Soreth, Nicola Audet e Giovanni Battista Rossi e di alcune riforme (tra cui quelli di Mantova e Monte Oliveti in Italia e di Albi in Francia) per porre freno al dilagare degli abusi e delle mitigazioni. La più nota è certo quella promossa in Spagna da Santa Teresa di Gesù per la riforma tra le monache e poi quella dei frati, coadiuvata da San Giovanni della Croce e da Padre Gerolamo Gracián. L’aspetto più rilevante di questa azione di Teresa è non tanto l’aver combattuto le mitigazioni introdotte nella vita del Carmelo, quanto piuttosto l’aver integrato nel suo progetto elementi vitali ed ecclesiali della sua epoca.

Nel 1592 la riforma detta dei “Carmelitani Scalzi” o “Teresiani” creò una congregazione indipendente dall’Ordine Carmelitano che ebbe grande sviluppo nelle due congregazioni di Spagna e di Italia, riunite poi nel 1875. Si hanno così due Ordini del Carmelo: quello dei “Carmelitani”, detti anche dell'”Antica Osservanza” o “Calzati”, e quello dei “Carmelitani Scalzi” o “Teresiani”, che considerano Santa Teresa di Gesù come loro riformatrice e fondatrice. Malgrado questa divisione, nei secoli successivi l’Ordine Carmelitano continuò nel suo cammino spirituale. Numerosi religiosi e religiose illustri hanno animato il Carmelo con la loro spiritualità e con il loro genio. Grande sviluppo si ebbe anche tra i laici con l’istituzione del Terz’Ordine Carmelitano e delle Confraternite dello Scapolare del Carmine in varie parti del mondo. Nei secoli XVII e XVIII si sparse un po’ dovunque il movimento della più stretta osservanza con la Riforma di Touraine in Francia, e con quelle di Monte Santo, Santa Maria della Vita, Piemonte, e Santa Maria della Scala in Italia.

All’alba della Rivoluzione Francese l’Ordine Carmelitano era ormai stabilito in tutto il mondo con 54 Province e 13.000 religiosi. Ma con le conseguenze della Rivoluzione Francese e delle soppressioni in varie parti del mondo l’Ordine Carmelitano subì gravi danni, così che alla fine del XIX secolo fu ridotto a 8 Province e 727 religiosi. Eppure furono questi pochi religiosi che durante il XX secolo, con determinazione e coraggio, hanno ristabilito l’Ordine in quei paesi dove erano presenti prima, e hanno anche impiantato l’Ordine Carmelitano in nuovi continenti.

A partire dal Concilio Vaticano II, i Carmelitani hanno riflettuto a lungo sulla propria identità, sul loro carisma, su ciò che è alla base e costituisce il loro progetto di vita, cioè “vivere nell’ossequio di Gesù Cristo e servire fedelmente a lui con cuore puro e con buona coscienza”. Hanno trovato il loro ossequio a Cristo impegnandosi nella ricerca del volto del Dio vivente (dimensione contemplativa), nella fraternità e nel servizio (diaconia) in mezzo al popolo. Tutto ciò si è realizzato nella vita del Profeta Elia e della Beata Vergine Maria, i quali sono stati guidati dallo Spirito di Dio. Guardando a Maria ed Elia, i Carmelitani si trovano in una situazione facile per comprendere, interiorizzare, vivere e annunciare la verità che rende l’uomo libero.

Le Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù vivono in comunità secondo gli insegnamenti e il carisma dettati dai loro fondatori, fra cui la Madre fondatrice Maria Teresa di San Giuseppe. Il fine delle loro attività è il perseguimento del bene comune e la difesa delle persone più deboli e degli individui in difficoltà.